Concimazione della vite, come e quando con esempi pratici

La concimazione è un aspetto estremamente importante nella coltivazione della vite poiché fornisce i nutrienti essenziali per la crescita sana delle piante e per il corretto sviluppo dei grappoli d’uva. 

Premesse agronomiche

Per capire meglio come concimare la nostra vite, bisogna introdurre delle premesse importati che non sono conosciuti ai molti. Concimare è un’arte che si identifica con lo specialista di nutrizione vegetale, se ritieni di avere le nozioni necessarie puoi andare direttamente in fondo all’articolo dove troverai esempi di concimazione. Iniziamo quindi ad introdurre il concetto di asportazioni degli elementi nutritivi.

Con la raccolta dell’uva una parte dei nutrienti che la pianta ha assimilato vengono letteralmente portati via dal luogo di produzione, quindi questi elementi devono essere reintegrati. Anche la potatura asporta elementi nutritivi, ma questi ritornano al suolo con la trinciatura dei sermenti in loco. Discorso diverso è se i residui di potatura vengono portati via o bruciati. Nelle aziende professionali ciò avviene solo in caso di emergenze fitoiatriche, ossia in caso di malattie come un forte attacco di escoriosi. La bruciatura dei residui è ormai un pratica abbandonata, sempre effettuata in determinati casi e nelle piccole vigne casalinghe. Quindi nel caso citato sopra, l’asportazione degli elementi nutritivi oltre alla produzione d’uva riguarderà anche i residui di potatura.

Altra premessa è quella di effettuare la concimazione nei periodi in cui la pianta assimila determinati elementi nutritivi. Di fatti la pianta di vite ha dei picchi di assorbimento per determinati elementi nutritivi, specialmente per l’azoto. Altri elementi sono essenziali per la vite e vanno somministrati in tempo .

La concimazione fogliare è molto importante per la vite specialmente per incrementare la qualità dell’uva e quindi del vino. Con la concimazione fogliare si apporta un minima quantità di elementi, ma questi sono particolarmente importati per la vite, inoltre si ha la possibilità di applicare biostimolanti che hanno azione di stimolo nei confronti della pianta.

Prima di iniziare la concimazione, è consigliabile condurre un’analisi del suolo per valutare i livelli di nutrienti presenti. Questo aiuterà a determinare quali nutrienti sono carenti e a pianificare una concimazione mirata. Nelle aziende professionali oltre all’analisi del suolo vengono effettuate le analisi fogliari e in particolare quella dei piccioli fogliari. Queste analisi permettono di mettere in correlazione le concimazioni effettuate precedentemente indicando una buona riuscita o meno di queste.

È molto importante monitorare la salute della vite e osservare eventuali segni di carenza nutrizionale o eccesso di nutrienti. In un’azienda viticola seria l’agronomo di campo esegue continuamente rilievi visivi sulla vegetazione alla ricerca di carenze nutrizionali.

In ultimo, una buona concimazione non può prescindere da un’ottima gestione delle malattie in campo. La vite è particolarmente soggetta all’oidio (vedi qui) e alla peronospora (vedi qui) che possono causare ingenti danni alla superficie fogliare o direttamente alla salute del grappolo. Effettuare un ottimo piano di concimazione ma trascurare la difesa fitosanitaria è un non senso, poiché solo una pianta in perfetta salute si avvantaggia di una perfetta concimazione.

Gli elementi da apportare 

Come detto in precedenza attraverso la raccolta dell’uva andiamo ad impoverire il nostro suolo in elementi nutritivi e quindi dobbiamo reintegrare questi con la concimazione. La corretta quantità di elementi nutritivi da reintegrare dipenderà da tantissimi fattori sicché in letteratura scientifica si trovano valori abbastanza contrastanti e piuttosto differenti a seconda dell’autore e della sperimentazione utilizzata.

Possiamo quindi riportare grossomodo che per una produzione di circa 15 quintali di uva sono necessarie tra i 40 e 60 chilogrammi ettaro di azoto tra i 20 e i 30 chilogrammi ettaro di fosforo e 80 e 120 chilogrammi ettaro di potassio.

Queste sono indicazioni di massima al quale andranno sottratte o aggiunte quote di elementi nutritivi in base a diversi fattori che specifichiamo come:

  • Su terreni particolarmente ricchi di sostanza organica l’azoto può essere ridotto fino a 20 chilogrammi ettaro, viceversa su terreni particolarmente poveri con terreni poco profondi e ricchi di scheletro l’azoto può essere incrementato fino a 20 chilogrammi ettaro.
  • Se sono previste produzioni superiori ai 24 tonnellate ettaro aumentare il quantitativo di azoto fino a 25 kg ettaro. Se invece si prevede una produzione inferiore ai 16 tonnellate ettaro diminuire la dose di azoto fino a 25 chilogrammi ettaro.
  • Se c’è il rischio di avere un eccesso vegetativo supportato anche dai risultati dell’anno precedente si consiglia di ridurre la dose di azoto dai 10 ai 20 chilogrammi ettaro. Viceversa se si ha una scarsa vigoria vegetativa si consiglia di aumentare il quantitativo di azoto dai 10 ai 20 chilogrammi ettaro.
  • Anche per il fosforo le dosi andranno aumentate fino a 10 chilogrammi ettaro nel caso di produzione superiori a 24 tonnellate e ridotte di 10 chilogrammi ettaro nel caso di produzioni inferiori a 16 tonnellate. Vanno anche aumentate le dosi di fosforo fino a 20 tonnellate su terreni con calcare attivo elevato e pH basico.
  • Anche il potassio andrà aumentato in funzione della produzione con valori questa volta più alti in quanto la vite è una pianta potassofila. Con produzioni inferiori a 16 tonnellate possiamo ridurlo fino a 50 chilogrammi ettaro, viceversa con produzione superiori alle 24 tonnellate avremo aumenti fino a 50 chilogrammi ettaro.

Risulta quindi fondamentale avere sotto mano delle buone analisi del terreno che diano l’indicazione giusta e scientifica dei quantitativi di nutriente presenti e disponibili.

Importanza e ruolo dell’azoto

Tra i tre elementi menzionati l’azoto è senz’altro quello più importante e quello più difficile da somministrare correttamente. La qualità del nostro mosto dipenderà direttamente dalla nostra concimazione azotata ponendo così le basi per una corretta fermentazione con una giusta quantità di azoto utilizzabile durante la fermentazione.

La pianta di vite assorbe principalmente l’azoto sotto forma nitrica è una minima parte sotto forma ammoniacale. L’azoto nitrico è facilmente dilavabile e poco stabile nel terreno, inoltre nelle forme distribuite superficialmente come i concimi granulari subisce anche perdite per gassificazione. Quando si concima si apporta una grande quantità di elemento nutritivo che è più facilmente soggetto alle perdite di cui abbiamo parlato sopra.

L’azoto inoltre ha tre picchi temporali di assorbimento nella pianta (vedi figura sotto), che sono riportati in figura, nello specifico il primo va della quinta foglia in poi fino alla fioritura, un secondo picco tra l’allegagione e acino dimensione pisello e in fine a 50 gradi Oechsle (Oe) che corrispondono a circa 12.4 Brix.

picchi assorbimenti azoto nella vite

fonte immagine: 12/ Concimazione in viticoltura Jean-Laurent Spring e Thibaut Verdenal

Da menzionare anche che l’apparato radicale e la vite non è in grado di assorbire azoto dal germogliamento fino alla quinta foglia vera. La crescita dei tessuti vegetativi in questa fase avviene mobilitando le riserve di azoto nelle radici e nel legno vecchio.

Si rende quindi evidente l’importanza di somministrare l’azoto nei momenti giusti e nel forme giuste. L’azoto nitrico sarà rapidamente assimilabile per la pianta ma facilmente dilavabile, l’azoto ammoniacale sarà il meno pronto poiché richiederà nitrificazione e solo una minima parte verrà assimilato sotto questa forma. Di contro però l’azoto ammoniacale viene assorbito dai colloidi del terreno e non viene dilavato. L’azoto ammoniacale andrà quindi distribuito in tempo.

Da menzionare anche l’utilizzo dell’urea come concime, che una volta applicato subisce una trasformazione prima in ammoniaca e poi in azoto nitrico.

Leggi anche la nostra scheda tecnica su come concimare l’olivo biologico e convenzionale con esempi pratici

Gestione del terreno

Un paragrafo va dedicato alla gestione del terreno in viticoltura essendo questa di fondamentale importanza per la corretta concimazione della vite. La vite e soprattutto nei primi anni di vita soffre fortemente della competazione con le erbe infestanti, quindi particolare cura va apposta al diserbo chimico o meccanico. E’ ormai prassi comune di controllare le infestanti sulla fila, questo può esser fatto con erbicidi di sintesi come in agricoltura convenzionale o utilizzando il diserbo meccanico o il pirodiserbo come in biologico (vedi foto sotto). Le erbe infestanti oltre a competere con le piante assorbono parte delle concimazioni apportate e quindi riducono l’efficacia di concimi.

lavorazione meccanica della vite

Diserbo meccanico: Sottofila della vite lavorato per eliminare le erbe infestanti.

È importante gestire anche le erbe infestanti tra le file, la pratica più comune è quella della trinciatura impedendo alle piante di portarsi a seme. In alcune aziende si effettua la lavorazione superficiale di tutte le file pratica a mio avviso errata in quanto la lavorazione accentua i fenomeni di ossidazione della sostanza organica. Con l’ossidazione della sostanza organica si ha un aumento dell’azoto disponibile ma questo andrà a esaurirsi nel corso del tempo. Suggerisco l’inerbimento o di effettuare una lavorazione superficiale a file alternate e in annate alternate in modo da evitare un’eccessiva ossidazione della sostanza organica.

Molto importante e anche utilizzare le cosiddette cover crops o piante da sovescio. Queste vengono seminate subito dopo la raccolta in file alternate. La loro crescita durante l’autunno e la primavera andrà a creare una quantità di sostanza organica che sarà resa disponibile alle piante con la trinciatura di queste a fine primavera. Fondamentale è anche seminare piante azoto-fissatrici in modo da aumentare l’azoto disponibile al suolo.

Elementi nutritivi fondamentali

Abbiamo parlato in precedenza dei tre elementi fondamentali per la crescita della vite che sono azoto, fosforo e potassio, ma ci sono altri tre elementi che meritano di essere menzionati e sono altrettanto importanti per la vite.

Il primo è il ferro di cui la pianta di vite necessità, spesso e volentieri si manifesta carenza soprattutto su terreni con pH basico. Generalmente in caso di carenza si effettuano uno o due trattamenti fogliari con ferro quando i tralci raggiungono i 20 30 cm di lunghezza. Un prodotto professionale lo trovi qui

Altro elemento fondamentale per la vite e di cui spesso si manifesta la carenza e il magnesio, questo elemento è fondamentale per la fotosintesi. Uno o due trattamenti fogliari di magnesio in pre-fioritura e chiusura grappolo sono sufficienti ad evitare la carenza di questo microelemento. Un prodotto professionale lo trovi qui

Il boro è fondamentale per una buona impollinazione e quindi per un corretto sviluppo degli acini, generalmente si effettua un trattamento fogliare 30-20 giorni prima della fioritura. Un prodotto professionale lo trovi qui

Per esperienza personale ritengo fondamentale anche i trattamenti a base di aminoacidi spesso venduti come biostimolanti (tra i più utilizzati consiglio questo) e trattamenti a base di alghe che hanno un effetto rinvigorente su tutta la salute della pianta. Le alghe possono contribuire anche ad aumentare la resistenza delle piante alle malattie. Un prodotto professionale lo trovi qui, per i piccoli appezzamenti invece consiglio questo qui.

Esempio pratico di concimazione convenzionale

Poniamo l’esempio di un vigneto omogeneo su terreno particolarmente fertile e ricco di sostanza organica in piena produzione con resa stimata di 20 tonnellate ettaro, con tranciatura e lavorazione superficiale dei residui di potatura in primavera.

Abbiamo detto nel capitolo sopra che servono dai 40 ai 60 chilogrammi ettaro di azoto.

Secondo le indicazioni di cui sopra essendo questa azienda dotata di buona sostanza organica, l’apporto totale dell’azoto potrà essere ridotto fin a 20 chilogrammi ettaro a motivo dell’elevato contenuto in sostanza organica.

Naturalmente dell’analisi del terreno ci aiuterebbero a fare le dovute scelte, in questo caso scegliamo un quantitativo di azoto medio da somministrare di 50 chilogrammi ettaro a cui sottrarre i 20 chilogrammi di azoto. Otteniamo quindi il valore 30 chilogrammi di azoto da somministrare nel nostro terreno. Dobbiamo considerare che l’efficacia della concimazione, specialmente per l’azoto, non è mai del 100 % in quanto abbiamo delle perdite sia per dilavamento che per gassificazione dell’azoto. Queste perdite possono essere fino al 50 % dell’azoto somministrato.

Per il calcolo del fosforo e del potassio anche qui l’ideale sarebbe avere un’analisi del terreno, in questo caso ipotizziamo che tali elementi siano ben forniti e quindi optiamo per i valori più bassi di 20 chilogrammi per il fosforo e 80 per il potassio.

Andiamo ad utilizzare un classico concime ternario col titolo 12.12.17 un concime granulare (lo trovi qui). Questo significa che per ogni 100 chilogrammi di prodotto il 12 % ossia 12 chilogrammi sono di azoto, 12 di fosforo e 17 di potassio.

Andiamo quindi a rapportare il nostro concime per le necessità della pianta per quanto riguarda l’azoto che sono come detto 30 chilogrammi ettaro, che fa (30/12*100) 250 kg di concime.

Quindi distribuendo 250 chilogrammi ettaro di concime 12.12.17 apporteremo ipoteticamente i 30 chilogrammi di azoto necessario. Ho detto ipoteticamente in quanto dobbiamo sempre considerare le perdite di azoto come detto sopra, quindi possiamo tranquillamente aumentare la quantità del nostro concime fino al 50 % se necessario.

Allo stesso tempo con 250 kg di concime apporteremo 30 chilogrammi di fosforo e poco più di 42 chilogrammi di potassio. Abbiamo così trovato la quantità necessaria per l’azoto e distribuiremo questo prodotto granulare alla formazione della quinta foglia vera quando il nostro apparato radicale sarà pronto per assorbire l’azoto dal terreno.

Abbiamo così coperto anche le necessità del fosforo, applicando anche più del necessario, ma questo non è un problema in quanto il fosforo in eccesso a queste dosi non crea problemi (vedi tabella sotto).

Rimane da completare il quantitativo di potassio distribuendo la differenza tra 80 e 42 chilogrammi.

tabella di concimazione della vite

Per quanto riguarda il potassio la somministrazione più semplice è quella di utilizzare il solfato di potassio (lo trovi qui) il cui titolo è al 50 % quindi per reintegrare i 38 chilogrammi sarà necessario distribuire 76 chilogrammi di solfato di potassio. Il potassio può essere distribuito in qualsiasi momento non essendo soggetto a dilavamento ma almeno un paio di mesi prima della maturazione in modo da rendere disponibile il potassio alla pianta.

Esempio pratico di concimazione in biologico

Poniamo l’esempio di un vigneto omogeneo su terreno mediamente fertile e con media sostanza organica in piena produzione con resa stimata di 12 tonnellate ettaro, gestito in biologico con piante da sovescio a file alternate. I residui di potatura vengono allontanati dal treno per motivi fitoiatrici presenza di mal dell’esca (vedi qui) e escoriosi.

Abbiamo detto nel capitolo sopra che servono dai 40 ai 60 chilogrammi ettaro di azoto. In questo caso non andremo a ridurre il quantitativo di azoto (anche se la produzione è inferiore alle 16 tonnellate) in quanto dobbiamo reintegrare gli elementi persi con l’allontanamento dei residui di potatura, quindi ci posizioneremo sui 60 chilogrammi ettaro di azoto da distribuire.

Manterremo anche massime le dosi di fosforo e potassio pari a 30 chilogrammi ettaro per il primo è 120 per il secondo.

Avendo a disposizione un concime biologico pellettato con titolo 7.5.14 andiamo a rapportare in questo caso per il fosforo essendo l’elemento a più basso titolo in questo concime.

Per distribuire i 30 chilogrammi di fosforo necessario utilizzando questo concime abbiamo bisogno di 600 chilogrammi di prodotto (30/5*100),  cosi facendo andremmo anche ad apportare 42 chilogrammi di azoto (600/100*7) e 82 chilogrammi di potassio (600/100*14). Essendo questo un prodotto organico a lento rilascio, la sua applicazione andrà effettuata al risveglio vegetativo e non alla quinta foglia come nell’esempio precedente possibilmente anche leggermente interrato.

Rimane da distribuirle la restante la dose dell’azoto pari a 18 chilogrammi. Per fare questo possiamo utilizzare della pollina (la trovi qui) che ha titolo in azoto al 3%. La dose quindi da distribuire è di 600 chilogrammi (18/3*100), possibilmente distribuita alla quinta foglia vera e volendo prima di un diserbo meccanico in modo da incorporarla al terreno.

Con la pollina distribuiremo anche 18 chilogrammi di fosforo essendo questo al 3% nella pollina e 15 chilogrammi di potassio essendo questo presente al 2.5 %. Anche in questo caso andiamo in sovradosaggio per quando riguarda il fosforo ma non è un problema in quanto a queste dosi non è ancora fitotossico (vedi tabella sotto)

concimazione della vite

Abbiamo così distribuito già 82 più 15 chilogrammi di potassio per un totale di 97. Per aggiungere quindi la nostra dose di 120 chilogrammi ettaro dobbiamo distribuire ancora 23 chilogrammi di potassio.

La somministrazione più semplice è quella di utilizzare il solfato di potassio il cui titolo è al 50 % e per il quale è consentito l’uso in agricoltura biologica. Quindi per reintegrare i 23 chilogrammi sarà necessario distribuire 46 chilogrammi di solfato di potassio bio distribuito un paio di mesi prima della maturazione in modo da rendere disponibile il potassio alla pianta.

 

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